L’automobile è femminile

Data
29 dicembre 2015
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L'automobile è femminile

Sono tantissime le automobili con nomi di donna Flavia, Fulvia, Giulia, Giulietta, Felicia, Octavia, Silvia, Serena, Clio, Thalia,  nessuno di noi si pone più la domanda di quale sia il genere della sua.

Agli inizi del secolo scorso, però, i nostri predecessori discussero a lungo se le “vetture a motore, spavento dei viandanti e concorrenti con le ferrovie”, dovessero chiamarsi “gli automobili” o “ le automobili”.

La Francia, patria dell’automobilismo e  I Futuristi capeggiati da Filippo Marinetti  propendevano la declinazione al maschile.

A risolvere la questione linguistica fu Gabriele D’Annunzio.

Poeta, soldato, aviatore, pilota, mago della parola e inarrestabile tombeur de femmes, Gabriele D’Annunzio di automobili, motori, lingua italiana e gentil sesso era celebre e indiscusso conoscitore.

Egli era entusiasta della velocità, del rombo dei motori e dell’ebbrezza del volo. Noto alle cronache mondane per la sua condotta di guida spericolata, (“scateneva” – scrivevano le gazzette – “proteste di genti pedestri”), socio onorario dell’Automobile Club de France e competentissimo in questioni di meccanica, aveva dato un colpo da maestro alla sua immagine automobilistica entrando trionfalmente a Fiume alla testa dei suoi legionari guidando personalmente una Fiat T4.

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Il suo parco auto era straordinario e scelto con grande cura estetica e tecnica: la sua splendida Isotta Fraschini otto cilindri cabriolet (raggiungeva 150km/h nel 1936), quattro automobili Lancia, vari raffinati modelli Fiat e tre Alfa, divenne buon amico di Tazio Nuvolari che, proprio guidando in gara autovetture di questa ultima casa, aveva avuto la sua consacrazione internazionale.

Nel 1926 D’Annunzio ricevette in dono Giovanni Agnelli una Fiat 509 cabriolet. La sua lettera di ringraziamento è diventata celebre:

“Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur. Le sono riconoscentissimo di questo dono elegante e preciso. Ogni particolare è curato col più sicuro gusto, secondo la tradizione del vero artiere italiano.  Per consacrare l’accertamento del genere masc. o fem., ormai determinato dalla novissima macchina, Mastro Paragon Coppella*, orafo del Vittoriale, osa offerire alla Sua figliuola e alla Sua nuora questi infallibili talismani. Le stringola mano. Il Vittoriale.18 febbraio 1926.”

E femmina fu…

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